Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

Red Son: Mark Millar e l'utopia del compagno Superman

14 giugno 2013

Pubblicato su

I miti sono fatti per durare. Per attraversare indenni gli anni o addirittura i secoli, però, ogni tanto hanno bisogno di un aggiornamento. Un refresh, una rilettura in chiave contemporanea che li avvicini alla sensibilità di un’epoca inevitabilmente diversa da quella in cui sono sorti. È quello che hanno provato a fare Christopher Nolan e Zack Snyder con Man of Steel, primo film di una nuova trilogia dedicata a Superman in uscita proprio oggi nelle sale degli Stati Uniti (il 20 giugno in Italia).

Nolan in particolare ha già dato grande prova di saper portare a termine con successo operazioni di questo genere con il suo eccellente lavoro su Batman, in grado di aggiornare l’icona del Pipistrello ai giorni nostri. Ma c’è, a dire il vero, un altro modo per allungare la vita ai miti dell’epoca moderna: darne una lettura del tutto nuova, originale, mai vista e non scontata al punto da far riflettere sull’autentica sostanza di quel mito al di là delle circostanze storiche in cui è stato concepito.

Questo lavoro, molto più complesso del primo che comunque è tutt’altro che scontato, richiede autori che sappiano andare oltre alla rappresentazione classica del mito che prendono in esame, fino al punto di sembrare iconoclasti a occhi poco attenti o superficiali. L’uomo giusto per portare a termine questa “missione impossibile” su una vera icona pop come Superman si è rivelato essere Mark Millar, fumettista cui non a caso era stato accostato in un primo tempo il lavoro poi affidato a Snyder e Nolan. E l’opera di cui stiamo parlando, naturalmente, è Superman: Red Son.

Mark Millar non ha bisogno di presentazioni: autore apprezzato dalla critica e amatissimo dai fan, è il creatore di opere imprescindibili per il fumetto americano degli ultimi due decenni come The Authority, Wanted e Kick-Ass (le ultime due adattate anche per il cinema), oltre al memorabile maxi evento di casa Marvel Civil War. Nonostante gli indizi più che promettenti, tra cui soprattutto il lavoro su Authority, all’inizio del nuovo millennio la Dc Comics non sembra fidarsi granché delle intuizioni geniali e innovative di questo autore scozzese, tanto che Millar abbandona la casa editrice nel 2001, per iniziare una fruttuosa collaborazione con la rivale Marvel e poi mettersi in proprio nel 2004 con l’etichetta indipendente Millarworld.

Nonostante questo, il rapporto tra Millar e la Dc comics non si interrompe mai del tutto, tanto che nell’estate 2003 l’autore scozzese riesce a portare a termine il progetto che aveva per Superman fin da ragazzo: si tratta proprio di Red Son, iniziato nel 1995 e terminato non prima del 2002, tra vicissitudini editoriali e addirittura un cambio di disegnatore.

«I capovolgimenti creano sempre le storie più interessanti» racconta Millar a proposito di Red Son. Quale miglior presentazione per un’opera in cui l’ultimo figlio di Krypton, invece di atterrare con la sua astronave in Kansas, finisce per ritrovarsi nell’Ucraina Sovietica del 1938? Da questo presupposto stimolante quanto insolito si sviluppa una storia densa, avvincente e ricca di significato.

Ben presto Superman entra nelle grazie di Stalin, mettendo al servizio della causa comunista i suoi immensi poteri appena raggiunta l’età adulta. Attenzione, però, perché la lettura che Millar offre di questo scenario non è affatto schematica o pregiudiziale, anzi tutto il contrario: pur nel totale capovolgimento delle prospettive, infatti, l’Uomo d’Acciaio rimane fedele alla sua essenza, crede profondamente in ciò che fa e si differenzia da Stalin offrendo l’interpretazione più autentica degli ideali socialisti alla base dell’Urss. Questo grazie all’educazione impartitagli dai suoi genitori, semplici contadini come nella storia originale, anche se di un’altra parte del mondo.

Arriva dunque il giorno inevitabile in cui Superman diventa líder máximo dell’Unione Sovietica, dando concreta attuazione all’ideale di perfezione da sempre inseguito dall’ideologia comunista. La sua impresa riscuote un ampio successo, ma proprio a un passo dal trionfo la vicenda subisce una virata inattesa che conferisce inaspettato spessore a una storia in grado di sorprendere anche il lettore più esperto.

La distinzione filosofica, etica e morale tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, due idee diverse di mondo a confronto, la politica come cifra stessa dell’esistenza: tutte queste tematiche – alte al punto da far girare la testa al tradizionale lettore di fumetti con protagonisti i supereroi – entrano prepotentemente nelle pagine di Millar, e le plasmano fino a far sentire a proprio agio anche chi abitualmente non mastica questioni di simile portata.

Con presupposti letterari che risalgono a 1984 di George Orwell e un finale che indugia sull’omaggio a Che cosa è successo all’Uomo del Domani? (di Alan Moore e George Pérez) per poi andare oltre, Red Son è una lettura imprescindibile non solo per i fan di Superman e per gli amanti del fumetto in generale, ma anche per tutti coloro che – appassionati alla discussione politica e filosofica – sono disposti a cercare in un fumetto nuovi significati e prospettive, come quelle regalate da opere del calibro di Watchmen.

I disegni di Dave Johnson (n. 1 e 2) e Kilian Plunkett (n. 3), insieme allo scrupoloso lavoro di ricostruzione dei materiali propagandistici dell’Unione Sovietica realizzato con il supporto di Alex Ross, rendono efficace anche dal punto di vista grafico una storia all’apparenza paradossale in cui Lex Luthor è un brillante scienziato al servizio degli Stati Uniti, inaspettatamente sposato con Lois Lane, Batman è un ribelle anarchico accostabile per certi versi al protagonista di V for Vendetta e Wonder Woman una leader alleata del Patto di Varsavia.

Tutti questi elementi contribuiscono a fare di Red Son una storia davvero imperdibile, assolutamente consigliata a chiunque abbia voglia di rileggere cinquant’anni di Storia mondiale attraverso lo sguardo irriverente e geniale di Mark Millar. In attesa di vedere al cinema l’Uomo d’acciaio di Snyder e Nolan, Red Son offre l’opportunità di godersi una delle storie a fumetti più intriganti e profonde degli ultimi anni. Una storia in cui i personaggi si rivolgono al protagonista chiamandolo «compagno Superman»… chi l’avrebbe mai detto?

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Commenti

Un commento per Red Son: Mark Millar e l'utopia del compagno Superman

  1. Luca Rasponi scrive:

    Dedicato ai miei amici nerd che mi hanno regalato Red Son dopo un’intricata storia di lunghe attese e fughe col malloppo. Grazie ragazzi, per questo e per tutto il resto!

  2. Luca Spadazzi scrive:

    Chissà perché, ogni volta che leggo un articolo di questo genere mi sento in dovere di cercare e leggere l’opera di cui si parla in modo così appassionato. Non stupirà, credo, la totale soddisfazione alla fine di ogni suddetta lettura. Grazie per l’articolo e per la segnalazione!

    • Luca Rasponi scrive:

      Sono sempre molto contento di riuscire a trasmettere il mio entusiasmo per le opere che recensisco, perché credo che un approccio magari più qualificato ma allo stesso tempo anche più distaccato renderebbe meno giustizia a capolavori come Red Son.

      Riesco ad aumentare il livello di soddisfazione se faccio presente che ho il volume a casa e sono disposto a prestarlo più che volentieri? 😉

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