Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

Per non dormire in strada

16 dicembre 2009

Pubblicato su

A Bari decine di rifugiati africani hanno occupato l’ex liceo Socrate

Occupano una scuola abbandonata per non dover dormire in strada. È la situazione di decine di rifugiati africani che questa notte hanno cercato riparo nell’ex liceo Socrate, a Bari. Sono centotrentotto tra eritrei ed etiopi, e hanno dormito all’aperto per mesi in attesa che le strutture comunali fossero in grado di accoglierli. L’attesa è stata vana e ieri sera i rifugiati hanno deciso di occupare la ex scuola, un edificio ora dismesso.

Accoglienza. La situazione va avanti da tempo, ma si è aggravata negli ultimi due mesi. I rifugiati politici che arrivano nel capoluogo pugliese vengono inizialmente ospitati nei Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), per un periodo che può durare da cinque a sette mesi. Quando però si tratta di garantire quella che viene definita la ‘seconda accoglienza’, i dormitori e le mense del Comune di Bari si rivelano insufficienti ad ospitare tutti i rifugiati che si trovano in città.

Ferrhotel. Pur ammettendo l’inadeguatezza delle attuali strutture, l’amministrazione locale non ha saputo proporre soluzioni alternative, costringendo i migranti a dormire per le strade. Così alla fine di ottobre un gruppo di rifugiati somali ha occupato uno stabile abbandonato di proprietà di Grandi Stazioni, il Ferrhotel. Dopo le resistenze iniziali, il Comune ha intavolato con la proprietà un accordo per ottenere il comodato d’uso dell’edificio, permettendo agli occupanti di restare. Ma a condizioni che rimangono precarie: ci sono volute tre settimane per l’allaccio dell’acqua e ancora non c’è la luce.

Rimpallo di responsabilità. Sin dall’inizio dell’emergenza, le autorità di Bari hanno dichiarato che la questione va risolta a livello nazionale, con un intervento del ministro dell’Interno e della Commissione europea. Soprattutto perché il problema di molti rifugiati è la Convenzione di Dublino, che li obbliga a risiedere nel Paese dove hanno richiesto asilo senza potersi spostare per più di tre mesi. In questo modo, molti tra i rifugiati rimangono bloccati in Italia pur potendo contare sul pieno riconoscimento dei loro diritti in altri Paesi europei. E intanto il numero di richiedenti asilo bisognosi di un tetto è aumentato, senza che il Comune provvedesse a trovare loro una sistemazione.

Il vertice. Ieri in Prefettura si è svolto un incontro tra i rappresentati dei rifugiati e le autorità. L’amministrazione ha dichiarato di non disporre di alcun edificio da destinare all’accoglienza, anche temporanea, dei migranti, proponendo come soluzione immediata l’allestimento di una tendopoli in attesa del varo di un provvedimento strutturale. Durante il colloquio non sono comunque arrivate assicurazioni sui tempi, e i rifugiati sono dovuti tornare in strada, dove dormono già da mesi. Di fronte alla prospettiva di un’altra notte al freddo di Bari, dove la temperatura scende anche fino a tre gradi, hanno deciso di agire.

L’occupazione. L’occupazione dell’ex liceo Socrate, abbandonato da tempo, non ha causato disordini. Immediatamente si è attivata la solidarietà dell’associazione per i diritti umani Rete antirazzista, che ha seguito da vicino le vicende dei rifugiati politici di Bari anche al Ferrhotel. A breve è atteso il responso delle autorità locali sull’occupazione dello stabile. Secondo fonti locali l’amministrazione si sarebbe già pronunciata in favore della permanenza nell’edificio, anche se non c’è nulla di ufficiale. Personale dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) sarebbe già nel capoluogo pugliese per monitorare la situazione. Si è quindi allontanata la minaccia dello sgombero, nell’aria per tutta la giornata in attesa che la situazione si sbloccasse.

 

L’articolo originale su PeaceReporter.

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