Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

L'Italia e gli italiani (1/2)

20 aprile 2011

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Cos’è oggi l’Italia? Quali valori la rappresentano? Il 150° anniversario dell’Unità nazionale ha portato con sé questi ed altri interrogativi, cui tenta di rispondere lo storico inglese Paul Ginsborg con il suo ultimo libro, intitolato emblematicamente Salviamo l’Italia. Il saggio traccia un parallelo tra il nostro Paese di oggi e quello del Risorgimento, cercando di individuare nella storia passata soluzioni ai problemi dell’Italia presente. Per farlo, l’autore costruisce la propria analisi su quattro valori-cardine: autogoverno locale, uguaglianza, europeismo e mitezza.

Dall’antica tradizione municipale dell’Italia centro-settentrionale prendeva spunto l’idea federalista di Carlo Cattaneo, convinto che: «fuori di codesto modo di governo la nostra nazione non sappia operare cose grandi». L’importanza dell’autogoverno locale risiede nella possibilità per i cittadini di partecipare a decisioni che li riguardano direttamente, aumentando così il senso di appartenenza alla comunità. Nel progetto di Cattaneo, l’Italia sarebbe dovuta nascere dall’integrazione delle autonomie locali in un’unica comunità nazionale; un’idea resa vana dall’unificazione della penisola sotto l’ombrello centralizzatore della monarchia sabauda.

Uno Stato centralista e incapace di comprendere le problematiche locali ha esacerbato, anziché mitigare, le profonde diseguaglianze che già prima dell’Unità affliggevano il Paese. Durante tutta la storia italiana, infatti, l’uguaglianza ha rappresentato un obiettivo lontano e mai raggiunto. Ad oggi il nostro Paese, secondo uno studio di Wilkinson e Pickett, presenta una forbice tra il reddito del 20% più ricco della popolazione e quello più povero fra le più ampie dell’Occidente. Un dato che, unito alla già illustrata differenza di genere e alla perdurante spaccatura tra Nord e Sud, fotografa un Paese profondamente diseguale, anche per questo non in grado di generare appartenenza. Nelle parole del patriota Carlo Pisacane: «La miseria è la principale cagione, la sorgente inesauribile di tutti i mali della società; voragine spalancata che ne inghiottisce ogni virtù».

L’europeismo è presente nella storia nazionale fin da quando Mazzini fondò nel 1834 la “Giovine Europa”. Dai tempi del Manifesto di Ventotene redatto dagli antifascisti in esilio Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941 fino ai Trattati di Roma del 1957, l’Italia ha rivestito un ruolo centrale nella storia dell’unificazione europea. Una spinta che però è andata esaurendosi nel corso dei decenni, lasciando al nostro Paese un ruolo di comprimario sulla scena internazionale. Per ritrovare credibilità e importanza, l’Italia dovrà tornare protagonista nel percorso di unificazione europeo, oggi più che mai bisognoso di una scossa dal punto di vista politico.

La mitezza dell’Italia va intesa non tanto in ossequio al luogo comune degli italiani “brava gente”, ampiamente sconfessato dalle nefandezze dell’Italia coloniale, quanto piuttosto in relazione ai valori cattolici che da sempre permeano la storia del nostro Paese. L’eroe risorgimentale italiano è ritratto da Ginsborg come caratterizzato da una “dolcezza” di fondo sconosciuta al contemporaneo eroe romantico, così tendente all’autodistruzione. Lo storico ricorda inoltre l’abolizione della pena di morte da parte del Granducato di Toscana, primo Stato al mondo a prendere questa decisione nel 1786. Una scelta rinnovata con l’attuale moratoria italiana della pena capitale presso l’Onu, che dimostra quella continuità nella storia nazionale che permea tutta l’analisi di Ginsborg.

Continua prossimamente con la seconda parte

 

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Commenti

Un commento per L'Italia e gli italiani (1/2)

  1. auro mascella scrive:

    Luca ciao. direi con perfetta convinzione che hai proprio colto nel segno, non si poteva dare una interpretazione migliore per l’ ultimo libro di Ginsborg. Il tuo interesse per quel libro, gratifica molto anche me. E’ sempre stata mia convinzione che gli italiani e non solo, anno bisogno di darsi una regolata nel senso della mitezza e ancora di più nel senso dell’ umiltà per capire e per capirsi. Farò tutto il possibile per far conoscerei vostri articoli ai miei amici e conoscenti. Con affetto e stima un’ abbraccio

  2. Luca Rasponi scrive:

    Grazie per tutto, innanzitutto per avermi consigliato il libro e poi per un commento appassionato come questo!

    La mitezza serve sempre quando si tratta di politica e senso civico, e in questo sicuramente qualcosa (poco) abbiamo imparato rispetto agli anni di piombo, ma ancora non è abbastanza.

    Quanto all’umiltà, ne servirebbero vagonate, soprattutto ad una classe politica che invece di “copiare” le cose che all’estero funzionano si intestardisce a far da sé senza averne le competenze, e produce disastri su scala nazionale…

    Grazie per l’impegno a diffondere, ci contiamo! Un abbraccio!

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