Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

La storia di Anis, dalla Tunisia a Rimini per cercare un futuro

12 gennaio 2012

Pubblicato su

L’ospitalità, la scuola, il lavoro

Lo chiameremo Anis, anche se questo non è il suo vero nome. Anis è un giovane tunisino arrivato in Italia due anni fa, in fuga dal proprio paese dove faceva il contrabbandiere con suo padre. Alla guida di un furgone, Anis trasporta benzina e pneumatici dalla Libia alla Tunisia. L’attività funziona e la famiglia se la passa bene, fino alla notte in cui Anis e il padre vengono scoperti.

Nella fuga perdono il carico, finendo per inguaiare un altro gruppo di contrabbandieri. Questi vengono arrestati, ma appena usciti di prigione iniziano a cercare Anis, responsabile dei loro guai. Sapendo di mettere in pericolo tutta la sua famiglia, il ragazzo decide di fuggire.

Anis riesce ad arrivare in Italia con alcuni amici: intercettati dalla Guardia Costiera, i ragazzi vengono condotti a Lampedusa e poi in una comunità a Caltanissetta. C’è un letto per tutti, ma lo spazio è poco e i problemi tra gruppi di nazionalità diverse sono all’ordine del giorno. Il ragazzo e altri tre tunisini decidono quindi di scappare: alle 2 di quella stessa notte escono dalla finestra e lasciano Caltanissetta. Arrivati in treno a Bologna, ognuno va per la sua strada.

Anis trova ospitalità a Rimini, ma in otto mesi non riesce a trovare lavoro. L’unica possibilità è andare in Francia, dal fratello maggiore. «Io ho detto no grazie, mi arrangio da solo» racconta Anis «perché i parenti che ho a Parigi sono delinquenti, non mi piace come vivono. Mi son detto: io sono solo qui, devo usare la testa, se no non ce la faccio a vivere».

Rimasto a Rimini, Anis viene ospitato alla “Casa delle emergenze” e si iscrive al Centro di formazione professionale EnAIP. «Dopo il primo anno di scuola ho fatto lo stage e mi hanno preso tutta l’estate in un’officina meccanica di auto» continua il racconto di Anis «Un lavoro l’ho già trovato, adesso finisco la scuola e poi vado a lavorare». Alla domanda se pensa di essere stato fortunato, Anis risponde: «Sì, però mi sono sempre impegnato». Come a dire: aiutati che il ciel t’aiuta.

Chiamami Città del 12 > 24 gennaio 2012

Chiamami Città del 12-24 gennaio 2012

Questo articolo è una sintesi di quello uscito l’11 giugno 2011 su Discorsivo: leggi la versione integrale.

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