Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

Donne a fumetti: i personaggi femminili

30 marzo 2012

Pubblicato su

È stata una lunga attesa, ma ci siamo: pronti a partire con la seconda puntata della rubrica dedicata al fumetto in rosa. Dopo aver passato in rassegna alcune tra le maggiori autrici della scena italiana e internazionale, è arrivato il momento di conoscere le protagoniste femminili dei comics.

Le donne dei fumetti, come abbiamo già avuto modo di osservare, spesso rispondono a una serie di stereotipi maschili (e in alcuni casi maschilisti) dovuti al predominio di autori e lettori uomini nel mondo dei balloon. Come spiega con accuratezza Rachel Edidin, editor della Dark Horse, questo vale soprattutto per il fumetto statunitense, e in particolare per il genere supereroistico.

Soffermandosi banalmente sull’estetica, è subito evidente che i supereroi maschi sono sempre equipaggiati a tutto punto, mentre la caratteristica principale delle supereroine sembra essere quella di vestire abiti il più possibile succinti. E soprattutto, cosa ancor più importante, gli eroi sono per la maggior parte uomini, perché l’epica del supereroe mette in risalto tutta una serie di qualità fisiche tradizionalmente legate alla figura maschile. I personaggi femminili sono quindi ridotti a ruoli da comprimario o da spalla: Batgirl, Catwoman, Supergirl o Susan Storm sono solo gli esempi più noti.

Esistono però le eccezioni. La più celebre è Wonder Woman, che la Dc comics annovera tra i “tre grandi” della casa editrice assieme a Superman e Batman. L’amazzone Diana dell’isola di Themyscira è una formidabile guerriera, inviata dagli dèi per vegliare sull’umanità ed essere la loro ambasciatrice tra i mortali. Creata nel 1941 da William Marston ed Harry Peter, l’eroina ha scelto di stabilirsi a Washington, dove opera nascondendosi dietro l’identità fittizia di Diana Prince.

Per una campionessa del bene targata Dc esiste un personaggio della Marvel che invece trae forza dal suo percorso al limite tra il bene e il male. Stiamo parlando di Elektra, letale assassina nata sulle pagine di Daredevil ma ben presto protagonista di proprie storie di notevole spessore, a cominciare dal già citato Elektra lives again di Frank Miller e Lynn Varley.

L’ambiguità morale di Elektra Natchios si può ritrovare anche in Eva Kant, un altro personaggio nato come comprimario che tuttavia gode di grandissima fama. La compagna di Diabolik è il suo naturale completamento, in un rapporto di parità inedito per il fumetto italiano dell’epoca. Non è l’uomo a prevalere con le sue gesta, ma è la complicità tra le due parti a fare spesso la differenza.

Il crimine non è il mestiere solo di Eva Kant, ma anche di Julia Kendall: la detective bonelliana però è schierata dall’altra parte della barricata, con le forze dell’ordine. La criminologa creata nel 1998 da Giancarlo Berardi è stata definita “l’investigatrice dell’animo”: proprio la sua capacità umana di comprendere anche gli individui più pericolosi l’ha resa un grande successo editoriale di casa Bonelli.

Sul versante dell’impegno, Julia è in buona compagnia: arriva infatti dall’argentina la donna più impegnata della storia del fumetto, che ha solo 6 anni e si chiama Mafalda. Protagonista delle strisce di Quino dal 1964 al 1973, la bambina di Buenos Aires è la voce della coscienza per chiunque la circondi, a cominciare da genitori e amici. Il confronto con la mamma è particolarmente interessante, dal momento che Mafalda rivendica per le donne un’indipendenza materiale e intellettuale cui sua madre ha rinunciato da tempo, abbandonando gli studi universitari per la vita della casalinga.

Di tutt’altro genere sono le donne di due grandi fumettisti italiani, Guido Crepax e Milo Manara. Il primo è il creatore di Valentina, un personaggio talmente eccentrico e particolare da essere difficilmente presentabile con poche parole. Certo è che la protagonista è il centro di gravità delle sue storie, che portano il lettore al centro del suo mondo e di quello dell’autore. La Milano degli anni ’60 convive con i sogni a occhi aperti di Valentina, donna indipendente ma fragile, protagonista di storie apparentemente quotidiane che via via assumono le sfumature oniriche più imprevedibili.

Se Valentina presenta spesso e volentieri tratti di forte sensualità, ancora più spinte sono le atmosfere di questo tipo che Milo Manara crea nei suoi fumetti. L’artista bolzanese, soprattutto disegnatore ma in alcuni casi anche autore completo delle proprie storie, ha creato nelle sue tavole personaggi femminili di bellezza memorabile. Le “donne di Manara” sono diventate qualcosa di proverbiale, per quanto raramente facciano onore alla categoria: sottomesse o tentatrici che siano, infatti, risultano quasi sempre legate alla dimensione sessuale, come oggetti pensati e soprattutto disegnati per il piacere dell’occhio maschile.

Con Milo Manara si chiude questa breve carrellata dei presonaggi femminili nei fumetti, che non ha assolutamente la pretesa di essere esaustiva. E il giro si conclude com’era iniziato: constatando la subalternità delle donne rispetto agli uomini nell’immaginario fumettistico. Così come numerose autrici, anche molte protagoniste dei fumetti paiono chiuse in una gabbia di luoghi comuni duri a morire. Le eccezioni però fanno decisamente ben sperare, da quelle storiche come Mafalda alle più recenti come Julia Kendall.

Da questo punto di vista, il fumetto italiano deve molto a Luca Enoch, che con i suoi personaggi femminili (Sprayliz, Gea e da ultimo Lilith) ha saputo proporre qualcosa di completamente nuovo per il panorama fumettistico nazionale. Segnali incoraggianti arrivano anche dal fumetto Usa: un personaggio come Death, co-protagonista della serie Sandman firmata da Neil Gaiman negli anni ’90, è decisamente una boccata d’aria fresca. Per non parlare poi della nuova Batwoman, lanciata nel 2010 da Greg Rucka e J.H. Williams III, in grando di portare con vivacità e dinamismo temi nuovi e complessi come l’omosessualità persino nel mondo dei comics di supereroi.

Le idee per la definitiva affermazione dei personaggi femminili ci sono e in qualche caso vengono anche messe in pratica, soprattutto da autori e autrici che dimostrano una sensibilità e un talento superiori alla media. Ci vorrà sicuramente molta pazienza ancora, ma qualche passo avanti è stato fatto dal tempo in cui, per essere protagonista di un fumetto, una donna doveva fingersi uomo come faceva Lady Oscar.

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Commenti

Un commento per Donne a fumetti: i personaggi femminili

  1. Luca scrive:

    Molto bello 🙂 da neofita completo, posso dire di conoscere abbastanza soltanto il personaggio di Mafalda.

    • Luca Rasponi scrive:

      Mi fa piacere che l’articolo “funzioni”, perché è pensato proprio per essere una panoramica utile come punto di partenza per approfondire.

      Tra i personaggi citati il mio preferito è effettivamente Mafalda, la striscia che amo di più in assoluto dopo i Peanuts. Quanto al resto, sul versante dei supereroi mi permetterei di consigliare “Elektra lives again” e il ciclo si Rucka e Williams su Batwoman, pubblicato in volume unico da Planeta DeAgostini.

      Quanto al fumetto italiano, ho sentito e letto un gran bene di Julia e credo che nel complesso la produzione di Enoch sia molto significativa dal punto di vista della valorizzazione dei personaggi femminili.

  2. Anonimo scrive:

    Non mi piace (Sprayliz)

  3. Luigi scrive:

    Ho qualche obienzione

    1) I Fantastici Quattro funzionano come gruppo, di fatto e vengono considerati come l’archetipo della famiglia in cui Sue è il completamento di Reed, non la sua spalla. Si dice “Dietro a un grande uomo…” no? Inoltre, sono le sue parole a stimolare Ben a guidare la nave verso il benedetto/maledetto viaggio

    2) E’ dal ’77 che esiste che Carol Danvers è Miss Marvel, i cui poteri rivaleggiano con quelli di Capitan Marvel e nel corso del tempo è diventata sempre più importante, tanto che nel sito ufficiale viene messa tra i Top Marvel Heroes (insieme alla Vedova Nera). Poi certo, nessuna di queste come capacità può stare al passo della Amazzone, ma insomma siamo sempre ai supereroi (ed eroine) imperfette.

    Così, giusto per fare un po’il saputello XD

    • Luca Rasponi scrive:

      E io rispondo 😉

      1) Sue Storm non si può considerare una spalla, ma di certo neanche qualcosa in più di un personaggio comprimario, visto che detiene il 25% delle azioni di una serie in cui 3 protagonisti su 4 sono uomini… personalmente considero il detto “Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna” molto sessista, se non altro per il fatto che esclude a priori la situazione contraria; e la figura della Donna Invisibile da questo punto di vista non fa eccezione, visto che in un supergruppo che funziona come una famiglia è inevitabile che l’unica donna presente assuma di volta in volta il ruolo di moglie (di Reed), sorella (di Johnny) e madre (del piccolo Franklin… e all’occorrenza anche di Ben), senza poter risaltare particolarmente per doti proprie.

      2) Non mi sembrava giusto né intelligente fare un articolo sui fumetti al femminile parlando esclusivamente (o prevalentemente) di supereroi: la parola “fumetto” è già troppo spesso sinonimo di supereroi americani senza che ci sia bisogno di accentuarne ulteriormente la visibilità, che purtroppo nasconde il fatto che c’è tanto altro e che il meglio, anzi, sta probabilmente altrove (detto da un fan accanito di Batman e dei supereroi). Per questo, citate per “par condicio” – e soprattutto per rilevanza effettiva – un’eroina Dc e una Marvel, mi è sembrato di aver fatto il mio senza dovermi addentrare in ulteriori elucubrazioni supereroistiche, prima di poter passare ad altro…

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