Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

Italia-Romania, gli Azzurri visti da vicino

18 novembre 2015

La Nazionale di calcio vista da vicino: non un grande spettacolo, di questi tempi. A Bologna si gioca Italia-Romania, amichevole sulla strada per Euro 2016, utile al c.t. Conte per testare la sua squadra. L’avversario è ostico ma ampiamente abbordabile, tutto insomma fa sperare in un pronto riscatto dopo la sconfitta di quattro giorni prima con il Belgio, nella notte tremenda degli attentati di Parigi.

Nonostante il netto 3-1 finale, a Bruxelles l’Italia non aveva sfigurato, mostrando un ottimo calcio e dominando per lunghi tratti la squadra di Wilmots, capace di vincere approfittando di due disattenzioni della difesa azzurra. Ma contro la Romania si capisce subito che non è aria: passano appena 8′ e i gialli sono già avanti di un gol.

Un momento di Italia-Romania

L’azione è delle più banali, la difesa italiana si apre al centro mostrando una mollezza sorprendente, nonostante la Nazionale sia praticamente in formazione-tipo se si eccettuano le assenza illustri a centrocampo. È proprio dove nasce la manovra che si manifestano le difficoltà più evidenti: Soriano è inguardabile e Marchisio, pur mettendoci l’anima come di consueto, non riesce efficacemente nel doppio lavoro di copertura e impostazione del gioco.

A metà campo mancano le idee: il 4-4-2 di Conte, modulo molto tradizionale al di là della presenza di due esterni offensivi, non sembra offrire possibilità di gioco se non orchestrato da un regista vero. Ne consegue che la reazione dell’Italia al vantaggio rumeno è inesistente, gli unici in grado di produrre gioco sono proprio El Sharaawy e Florenzi sulle fasce, ma le loro folate offensive sono estemporanee e non si traducono in nulla di concreto per la prolungata latitanza di Eder e Pellè davanti.

La prova del blocco arretrato non offre maggiori soddisfazioni: a fronte di un Buffon comunque reattivo in un paio di occasioni, Chiellini e Darmian si limitano a contenere gli avversari senza mettere quasi mai la testa avanti, mente la coppia centrale Barzagli-Bonucci non convince, dando una sensazione di complessiva vulnerabilità pronta a manifestarsi ad ogni attacco avversario.

Al di là dell’inconcludenza in attacco, delle frequenti imprecisioni in fase d’impostazione e dei pasticci difensivi, quello che più stupisce – come ha sottolineato lo stesso Conte nel dopo partita – è la totale mancanza di cattiveria agonistica da parte degli Azzurri, che magari non si fanno dominare dalla Romania, ma nemmeno sono in grado di rendersi pericolosi nonostante lo svantaggio, nell’incredulità del pubblico di casa che per lunghi momenti resta muto.

Il primo tempo si conclude senza sussulti sullo 0-1. Nell’intervallo Conte trattiene per molto tempo i suoi nello spogliatoio, ma sceglie di non effettuare cambi. Al rientro in campo, se non altro, l’Italia ci mette un po’ più di voglia, e la fortuna la premia alla prima occasione realmente pericolosa: al 56′ Eder è atterrato in area da Grigore e l’arbitro concede un penalty – ampiamente contestato dai caldissimi tifosi rumeni – che Marchisio trasforma per il momentaneo 1-1.

La partita cambia e l’Italia vede la possibilità di volgerne le sorti a proprio favore: anche il c.t. fa la sua parte con tre cambi (Montolivo, Okaka e Gabbiadini per Soriano, Eder e Pellè, tutti insufficienti) che danno finalmente un po’ di dinamismo all’attacco e qualche idea a centrocampo. L’offensiva dell’Italia c’è, anche se confusa: le frequenti verticaliazzazioni che Conte chiede ai suoi si traducono spesso in lanci lunghi, che i piedi buoni del capitano del Milan rendono più insidiosi rispetto al primo tempo ma senza che la manovra, nel complesso, migliori granché.

Il minuto di raccoglimento per le vittime di Parigi (foto: Eurosport)

Con questo miscuglio di buona volontà e confusione, l’Italia produce comunque qualche buona occasione fino al gol del vantaggio (66′), siglato di testa da Gabbiadini al termine di un’azione piuttosto caotica – tanto per cambiare – su assist di un Marchisio rientrato in campo con un piglio decisamente diverso. A questo punto la partita sembra abbandonata alla sua inerzia, mentre gli Azzurri che continuano ad attacare senza troppa convinzione con l’obiettivo evidente di amministrare il risultato.

Sembra che l’Italia, che nel frattempo Conte prova a rivitalizzare con altri tre cambi (Sirigu, Parolo e Candreva per Buffon, Marchisio ed El Sharaawy, autori di una buona prova), si accontenti di aver fatto il minimo indispensabile per portare a casa il risultato. Ma la Romania non molla, e negli ultimi 10′ schiaccia nella loro metacampo gli Azzurri, nel frattempo rimasti in 10 per l’infortunio di Gabbiadini a cambi esauriti.

Spinti da un tifo appassionato, gli uomini di Iordanescu ci credono fino in fondo e all’88’ ottengono il gol del pareggio, su una punizione di Maxim che Andone ribatte in rete dopo il salvataggio di Sirigu su Chiriches. Nel recupero l’Italia ci prova ma senza produrre reali pericoli: finisce 2-2 e il risultato può considerarsi un  giusto premio per la Romania, che pur avendo giocato e tirato in porta meno dell’Italia si è dimostrata squadra più solida e incisiva rispetto agli Azzurri.

A questo punto le incognite per l’Italia di Conte si moltiplicano in vista degli Europei. Se in Belgio il risultato negativo era passato in secondo piano per la buona prestazione offerta dalla squadra, la partita di Bologna lascia diverse perplessità in primo luogo per quanto riguarda il gioco, inesistente prima dell’ingresso di Montolivo e poca cosa anche dopo, con un attacco evanescente e una difesa incerta.

Non di minor conto i limiti caratteriali dimostrati dalla squadra, molle e incompatibile con quella di Bruxelles al punto da far pensare a batterie scariche nel fisico e nel morale. Ma se il problema è questo c’è da preoccuparsi, visto che l’Europeo prevede la consueta serie di partite di alto livello da giocare tutte ravvicinate nel tempo.

Tempo che non è esattamente dalla parte di Conte: il c.t. in pochi mesi dovrà chiarire questi aspetti non di secondo piano preoccupandosi al contempo di individuare una valida alternativa alla coppia Eder-Pellè, che pare inadeguata a portare sulle proprie spalle il peso dell’intero attacco azzurro.

Di fronte a questa prestazione poco convincente dell’Italia e ai conseguenti dubbi calcistici, la serata lascia in eredità due momenti in particolare: il minuto di raccoglimento per le vittime di Parigi, con tutto il Dall’Ara in silenzio assoluto, e all’estemo opposto il tifo entusiasta della curva rumena, pronta a sostenere la propria squadra anche nei frangenti più difficili con il canto incessante România! România! România alé alé!

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