Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

DIG Award, esordio da incorniciare

7 settembre 2015

Non era un compito facile quello dei DIG Award. Le giornate del giornalismo di Riccione dovevano raccogliere l’eredità pesante del premio dedicato a Ilaria Alpi, concluso lo scorso anno in seguito all’appello della madre Luciana che ne aveva chiesto la cancellazione dopo vent’anni senza verità sulla morte della figlia.

Un compito non facile, perché per due decenni il Premio è stato il principale punto di riferimento per il giornalismo televisivo italiano, con un prestigioso concorso dedicato ai giornalisti arricchito da incontri, mostre, presentazioni e altre occasioni di approfondimento su numerosi aspetti dell’attualità italiana e internazionale.

DIG Award

Nonstante questi presupposti, la nuova associazione DIG (Documentari, Inchieste, Giornalismi) è riuscita a mettere insieme un programma interessante e di valore, che si è snodato lungo tre giorni (4-6 settembre) in spazi in parte nuovi e in parte già frequentati dal Premio ma abbandonando la storica location di Villa Mussolini.

Tre i principali ingredienti che hanno permesso di portare a termine con successo il rinnovamento della manifestazione: prima di tutto, la continuità con gli elementi centrali del Premio Ilaria Alpi, a cominciare dall’attenzione per l’inchiesta, vera regina della tre giorni di Riccione, a dimostrazione che un giornalismo di qualità e non di consumo è ancora possibile.

DIG Award

E poi l’allargamento del premio, ora denominato DIG Award, in senso sia mediale che geografico: non più solo prodotti televisivi, bensì un’apertura a tutti i mezzi di comunicazione (in particolare la Rete) combinata con una vocazione decisamente più internazionale rispetto al passato.

Ultima, anche se non meno importante come ben sa chi è del mestiere, la formazione, con 22 workshop dedicati ai giornalisti iscritti all’Ordine ma aperti al pubblico, tenuti da giornalisti del calibro di Alberto Nerazzini e Maurizio Torrealta con particolare attenzione alle nuove tendenze, sia in fatto di tecnologia (ebook, social network, ecc) sia in fatto di strumenti espressivi, come il giornalismo a fumetti.

DIG Award worshop

Tornando al premio, vero cuore della manifestazione, l’elenco completo dei vincitori si rivela un interessante mix tra nuove leve della professione e nomi noti del giornalismo d’inchiesta internazionale (come Paul Moreira, autore del documentario Transgenic wars dedicato alle colture ogm in Argentina), tutti accomunati da una caratteristica: la capacità di raccontare con la dovuta profondità temi di stretta attualità come le migrazioni di massa, l’avanzata dello Stato Islamico e le condizioni di produzione della tecnologia che usiamo tutti i giorni.

Al di là di qualche problema tecnico, logistico e organizzativo (è il primo anno e il maltempo non ha di certo aiutato), si può dire quindi che quello dei DIG Award sia stato un esordio da incorniciare: il percorso per «creare un network internazionale di giornalisti di qualità, contribuire alla produzione di storie importanti per il pubblico europeo e offrire una casa dedicata al giornalismo d’inchiesta» è cominciato nel migliore dei modi.

Dig Award

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