Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

Viaggio in Portogallo

16 ottobre 2016

Un viaggio non è solo uno spostamento fisico. Lo ricorda, tra i tanti, anche il critico letterario Mario Praz: ogni viaggio è anche un viaggio dell’anima. Spesso i miei viaggi sono viaggi dell’anima ancora prima che spostamenti fisici: quando visito un luogo, il più delle volte, parto carico di aspettative su quello che arriverò una volta arrivato a destinazione. Ma il mio viaggio in Portogallo si è rivelato una sorprendente eccezione.

Libero da specifiche aspettative, mi sono affacciato alla finestra di questo meraviglioso Paese – perché una decina di giorni non consentono di fare di più – e l’ho assaporato come se ogni passo portasse con sé una nuova scoperta, della mente e dell’anima.

Viaggio in Portogallo: Castelo de São Jorge (Porto)

Viaggio in Portogallo è il titolo che lo scrittore portoghese José Saramago, premio Nobel per la Letteratura nel 1998, ha dato al racconto della sua personale esplorazione del Paese, guidata dall’affetto ineguagliabile del legame con la terra natale.

Tra cittadine sperdute, chiese madri e una caccia sistematica ai tesori dell’architettura, Saramago ritrae il Portogallo di inizio anni ’80 a metà strada tra uno sviluppo economico che tarda ad arrivare – la dittatura nata con Salazar è appena finita – e una dimensione rurale quasi completamente perduta, che torna a farsi viva nell’accoglienza sincera a cui talvolta va incontro l’autore.

Il mio viaggio in Portogallo, intrapreso 35 anni più tardi attraverso luoghi del tutto diversi, non è quello di Saramago. E non è nemmeno quello di Cyril Pedrosa, autore di un meraviglioso graphic novel che lega il Paese iberico e la Francia in una storia di famiglia unica e, allo stesso tempo, simile a tante storie di famiglie migranti.

Viaggio in Portogallo: la valle del Douro

Ecco, il mio viaggio in Portogallo non è stato quello di Pedrosa, ben più intimo e profondo, ma i legami tra i due Paesi mi sono sembrati subito evidenti. Auto francesi ovunque e persino una specilità culinaria di Porto di chiara ascendenza transalpina – la succulenta bomba calorica nota come francesinha – mi hanno suggerito quello di cui ho trovato conferma in seguito: le massive migrazioni dei portoghesi in Francia per trovare lavoro negli anni della dittatura – un po’ come quelle degli italiani in Belgio nel dopoguerra – sono all’origine di una contaminazione culturale più che evidente.

Così come è evidente il legame tra Portogallo e Inghilterra, favorito dalla storica alleanza contro il comune nemico spagnolo e consolidato da secoli di scambi commerciali. Al punto che la decisione di destinare la valle del fiume Douro a luogo esclusivo di coltivazione dei vitigni per la produzione del Porto si deve proprio al commercio con gli inglesi – come dimostrano i nomi anglofoni di tante cantine di Gaia – che nel XVIII portò all’istituzione di quella che di fatto è la regione vinicola protetta più antica del mondo.

Che dire poi dell’influenza artistica e architettonica del nostro Paese? Forse è sufficiente ricordare che l’impianto urbanistico di Porto, insieme ai suoi principali monumenti, è stato completamente ridisegnato dall’architetto italiano Niccolò Nasoni nel XVIII secolo, come Saramago ricorda a più riprese del suo libro.

Viaggio in Portogallo: Quinta da Regaleira

E poi, Lisbona… una sopresa continua, un luogo dove le culture si incontrano e il Portogallo riesce a produrre il suo stile più peculiare, quel gotico manuelino che parla di mare, esplorazioni e viaggi anche mentre lo sguardo si perde tra le arcate di una chiesa. Girovagando tra l’antica Alfama e la Baixa si sente pulsare il cuore della città, che la notte si sposta al Barrio Alto tra ristoranti microscopici e happy hour con birra anche a 50 centesimi al litro.

A Belém bisogna fare lo slalom tra i turisti, ma ne vale la pena perché il quartiere degli esploratori conserva intatte le tracce dell’antico splendore marinaro del Paese. Stesso discorso per Sintra, uno scenario da favola di parchi immensi e palazzi impossibili che un tempo era il buen retiro dell’aristocrazia portoghese, reali compresi.

Le parole non sono sufficienti a raccontare un Paese come il Portogallo: nemmeno quelle di un Nobel per la letteratura come Saramago, figuriamoci le mie. Non mi resta quindi che lasciarvi alle immagini, pochi scatti per riassumere un viaggio dell’anima. Da scoprire con la curiosità di conoscere un nuovo angolo di mondo e con una colonna sonora che è anche un consiglio: senza aspettative.

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«Il pomeriggio sta per concludersi, fra poco sarà buio, le ombre si stanno allungando. Questo angolo della Terra, il grande lago sereno, liscio come uno specchio lucido, gli alti monti che contengono l’enorme massa d’acqua danno al viaggiatore un’impressione di pace quale finora non aveva ancora provato. E quando, dopo aver risalito la strada dall’altro lato e aver concluso il viaggio, guarda di nuovo il mondo, pensa di aver diritto a tutto questo solo perché è un essere umano, nulla di più».

José Saramago, Viaggio in Portogallo

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