Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

Vivere, oltre la guerra e la malattia

28 dicembre 2016

Pubblicato su

Nel graphic novel Vivere di Ugo Bertotti (Coconino), le vite di quattro persone si trovano legate al di là di ogni barriera fisica e culturale grazie al gesto di generosità più estrema.

Vivere 01Una donna in fuga dalla Palestina, un prete di montagna, un ex militare e una madre gravemente malata. Cos’hanno in comune queste persone? All’apparenza nulla, se non il fatto di essere i personaggi principali di Vivere, graphic novel di Ugo Bertotti pubblicato a luglio da Coconino.

Ma già il titolo dell’opera svela un primo indizio sul legame tra i protagonisti, accomunati da quell’anelito alla vita che in modi e misure diversi riguarda tutti noi, a partire da chi si trova in una situazione di costante precarietà esistenziale.

Nel caso di Selma, la precarietà è dovuta alla guerra civile siriana, che la costringe ad abbandonare il campo profughi di Yarmouk insieme alla sua famiglia. Prima il trasferimento in Egitto poi la traversata del Mediterraneo, fino al tragico epilogo all’ospedale di Siracusa.

E proprio qui, mentre Iblīs soffia sui nodi per sciogliere i legami, i familiari di Selma compiono il gesto più generoso, scegliendo di donare gli organi della donna. Creando così legami nuovi, invisibili ma potentissimi, con le persone che possono beneficiare di tale generosità.

L’esistenza di don Vito, Mimmo e Maria è resa precaria dalla malattia, e la loro voglia di tornare a vivere non sarebbe sufficiente se non fosse per la generosità di Selma, che offre loro l’occasione per ricominciare. Un’occasione che cambia le loro vite, instaurando un legame di gratitudine verso una persona sconosciuta che pure, con il suo sacrificio, ha contribuito a salvarle.

Vivere 02«Tutti vogliamo vivere più a lungo, meglio e dare un senso alla nostra vita» spiega Bruno Gridelli, medico e ideatore dell’opera realizzata da Bertotti, nella postfazione al volume. «I trapianti hanno di straordinario il fatto che mettono insieme in modo complesso e intenso queste tre aspirazioni».

«Differenze di esperienze, cultura, religione si diluiscono e si mescolano nella grande aspirazione di vivere e, quando ciò non è più possibile, di dare la possibilità ad altri di continuare a farlo. E così unirsi nel dare un po’ più di senso alle nostre vite» spiega ancora Gridelli.

È esattamente questo che racconta il graphic novel di Ugo Bertotti, ma non solo: perché l’incontro tra culture diventa realtà concreta all’interno di un ospedale siciliano, nella storia personale di Selma e dei suoi familiari, nella loro volontà di continuare a vivere nonostante le bombe.

Si tratta in tutta evidenza di temi particolarmente difficili da affrontare, eppure Bertotti ci riesce “a ciglio asciutto”, come scrive Gridelli, con una sensibilità e un pudore lontanissimi tanto dal cinismo quanto dal piagnisteo.

Eppure è impossibile non considerare commoventi queste tavole, i pensieri e le vite che raccontano, soprattutto accorgendosi che si tratta di storie vere con la sola eccezione dei nomi, sostituiti da pseudonimi per evidenti ragioni di riservatezza.

Vivere - CopertinaNel film 21 grammi, il regista premio Oscar Alejandro González Iñárritu racconta a modo suo cosa succede quando il meccanismo del trapianto si inceppa, e il beneficiario entra in contatto con la famiglia del donatore.

Rispetto al film, bellissimo perché emotivamente travolgente, Vivere si colloca all’estremo opposto, raccontando quel che accade quando il sistema funziona e la gratitudine dei beneficiari arriva alla famiglia del donatore soltanto indirettamente, così da preservarne la riservatezza.

Una gioia sussurrata, com’è sussurrato il graphic novel nel suo incedere cadenzato e riflessivo, che accompagna il lettore nell’ascolto dei pensieri dei protagonisti, dei loro sentimenti e del loro desiderio di tornare a vivere pienamente.

Il trapianto e la migrazione come strumenti per cominciare una nuova vita. In questo accostamento straordinario, originale e quanto mai attuale, c’è tutta la forza di un fumetto intenso e ricco di sfumature, che citando i versi del Corano porta alla mente quelli di una canzone: vivere, e sperare di star meglio… senza perdersi d’animo mai.

 

Leggi l’articolo originale su Q Code Mag.

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