Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

Libera Terra in libero Stato

20 febbraio 2011

Pubblicato su

Combattere la criminalità organizzata è un fatto culturale: una frase che si sente ripetere spesso. Ma quali sono le misure concrete adottate allo scopo? Come spesso accade nella realtà italiana, anche in tema di contrasto alle mafie è stato l’associazionismo volontario a indicare la via.

 

Libera. È il 1995 quando don Luigi Ciotti fonda Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie. La nuova associazione nata nella lotta alla criminalità organizzata ha subito il suo battesimo del fuoco, presentando nel 1996 una proposta d’iniziativa popolare che, grazie alla raccolta di un milione di firme, diventerà la legge 109/96. Di che si tratta? La norma prevede che i beni confiscati alle mafie vengano restituiti alla cittadinanza per essere riutilizzati con fini  di utilità sociale. Ed è in questo nuovo spazio aperto dalla legge che si colloca l’iniziativa Libera Terra, finalizzata alla lavorazione agricola dei terreni sottratti alle mafie.

Terra. Secondo le stime dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), quasi il 20% delle proprietà sottratte alle mafie sul territorio nazionale consiste in terreni agricoli. Da questa consapevolezza nasce il progetto Libera Terra, che abbina le migliori risorse del volontariato ad una gestione trasparente dei beni confiscati. Come spiega il sito dell’associazione: «le terre confiscate alla mafia sono di proprietà dei comuni in cui ricadono e sono assegnate, mediante contratto di comodato d’uso gratuito, alle cooperative sociali che le coltivano e le rendono produttive. Le cooperative Libera Terra sono di tipo B, ovvero utilizzano le proprie attività produttive per effettuare inserimenti lavorativi di ragazze e ragazzi con vario tipo di svantaggio».

Riscatto. La combinazione di questi due fattori produce un effetto tangibile, offrendo agli agricoltori locali la possibilità di collaborare alla coltivazione dei terreni sequestrati. La creazione di nuove possibilità lavorative restituisce di fatto nuova linfa all’economia rurale di zone tra le più difficili del Paese creando un circuito produzione-consumo libero dal giogo mafioso. I prodotti delle terre liberate arrivano sulle tavole di tutta Italia con il marchio di Libera, grazie all’attività della cooperativa Libera Terra Mediterraneo, che riunisce e sostiene tutte le associazioni coinvolte nell’iniziativa.

Legalità. Il valore culturale di una simile iniziativa non è limitato all’ambito legalitario. Tutto ciò che proviene dai campi di Libera Terra è infatti coltivato privilegiando le colture locali e i metodi agricoli tradizionali. L’idea dell’alternativa possibile ha quindi due volti: il ritorno ad un rapporto diretto e  salutare con la natura viaggia parallelo alla diffusione di una cultura di onestà e legalità. Una cultura che non vuole limitarsi all’ambito geografico di origine, ma punta a contagiare tutta la penisola: ogni anno Libera organizza infatti i campi di volontariato E!State Liberi, che invitano persone di tutte le età a dare il proprio contributo diretto alla coltivazione dei terreni sequestrati alle mafie. Produrre qualcosa onestamente e conoscere una cultura limpida e robusta come quella della legalità contrapposta alle mafie: opportunità senza eguali concentrate in un’esperienza unica.

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