Diabolik, il Re del Terrore mezzo secolo dopo
A voler essere precisi il compleanno è trascorso da circa due settimane. Ma noi vogliamo festeggiare lo stesso: era il 1° novembre 1962 quando Diabolik faceva la sua comparsa nelle edicole italiane. Un’entrata in scena tutt’altro che in punta di piedi: Il Re del Terrore, primo albo della serie, ottiene infatti un successo inatteso, suscitando l’attenzione di lettori, critica e opinione pubblica.
Il clamoroso esordio di Diabolik ha tutte le caratteristiche della tempesta perfetta. Si definisce in questo modo, in meteorologia, un temporale che nasce dalla combinazione più unica che rara di tre fattori: aria calda da un’area di bassa pressione; aria fredda e secca da un’area di alta pressione; presenza di umidità tropicale in quantità.
Anche nel caso del Re del Terrore tre fattori si combinano creando un mix vincente, come ha evidenziato Roberto Davide Papini sul Resto del Carlino del 10 novembre: per la prima volta in Italia ai lettori viene proposto un personaggio oscuro, un criminale nel ruolo di protagonista. Il pubblico di inizio anni ’60 non è preparato a una serie a fumetti del genere, e rimane di volta in volta indignato o affascinato da Diabolik, che in ogni caso suscita un vastissimo interesse. Infine, ma non ultimo in ordine d’importanza, alla guida della testata ci sono due donne, Angela e Luciana Giussani, che trasmettono alla propria creazione tutta l’originalità di un punto di vista fino ad allora inedito nel panorama editoriale.
Questi tre fattori hanno garantito il successo iniziale di Diabolik, che si è mantenuto con forza nonostante il trascorrere di cinque decadi: ancor oggi, infatti, le tre testate legate al Re del Terrore raggiungono la vertiginosa cifra totale di tre milioni e mezzo di copie vendute. Accanto alla serie originale, che procede a passo spedito verso il numero 800, in edicola è possibile trovare due diverse ristampe: Diabolik R e Diabolik Swiss.
Non è meno fiorente il mercato del collezionismo: ogni mostra scambio del fumetto dedica ampio spazio a Diabolik, e non è raro imbattersi in appassionati che, liste alla mano, sottopongono ai rivenditori l’elenco dei numeri mancanti nella vastissima collezione di albi. Inutile dire che sul mercato il numero 1 della serie viaggia con valutazioni nell’ordine delle migliaia di euro.
Ma perché Diabolik piace così tanto ai lettori? Presentando il numero 7 dei Classici del fumetto di Repubblica, Francesco Meo cita i tre elementi chiave che caratterizzano le avventure del Re del Terrore. La componente ludica: «Diabolik è un grande videogioco. […] Quando il gioco comincia, Diabolik si dà da fare per compiere una rapina senza precedenti. Le contromisure sono tante, troppe, sembrano insuperabili. I colpi di scena si susseguono a ritmo serrato […]. Il lettore arriva a pensare: come farà il Nostro a uscirne vittorioso? […] E a ogni puntata si rimane sorpresi e confortati dal fatto che vinca».
La componente sociale: «Diabolik ed Eva sono contro. Il loro modo di reagire all’assurdità di un’esistenza che si basa solo sui soldi è rubare. Rubare per togliere sicurezza a un mondo che altrimenti non si accorgerebbe di essere disumano. Diabolik non è un politico, non è un teorico. Lui non esterna, non polemizza, non discute: compie rapine. Ed esprime attraverso questa sua attività il dissenso più alto. […] Diabolik è il più pericoloso degli anarchici».
La componente psicologica: «Nei fumetti di Diabolik i rapporti emotivi sono codificati in partenza. Sono parte delle regole del gioco. Diabolik ama Eva e nutre il massimo rispetto per Ginko, l’ispettore di polizia che gli dà la caccia. Questi tre personaggi compongono la miscela emotiva del fumetto. Tutti gli altri sono componenti prive di consistenza psicologica […]. Se Diabolik è asociale, è anche perché la socialità del suo mondo ha un aspetto gelido e terrificante. Al contrario, i tre protagonisti mostrano forza, amore, rispetto, odio».
Un’analisi che ci riporta ai tre fattori che hanno decretato il successo del Re del Terrore. Se queste sono le caratteristiche del personaggio, il merito è evidentemente delle sue creatrici. Ma c’è un altro aspetto dal quale traspare, con forza ancora maggiore, l’impronta femminile delle sorelle Giussani. E non è tanto nel personaggio di Diabolik, quanto piuttosto nel suo rapporto con la compagna Eva Kant.
Eva, spiega l’attuale direttore artistico della serie Mario Gomboli, «non è l’eroina stupidotta salvata dall’eroe maschile, ma a volte è lei che risolve la situazione. Sono la prima coppia convivente del fumetto dove la figura maschile e femminile hanno lo stesso peso».
Come sottolinea Papini, «Diabolik è rigorosamente monogamo e convive con una donna in un rapporto paritario. A fianco della battaglia per il divorzio, la serie di Diabolik propone subito un modello emancipato di donna e di coppia. Quando nel ’67 Eva e Diabolik (non sposati) vengono mostrati in procinto di andare a letto, l’albo è sequestrato dalla magistratura».
Come reagisce l’Italia a questo provvedimento giudiziario? Parte dell’opinione pubblica è d’accordo, a partire da chi vede nel fumetto uno strumento di immoralità e corruzione sulla scia dello psichiatra statunitense Fredric Wertham, che con il suo libro La seduzione dell’innocente aveva causato una decina d’anni prima un’inchiesta del Congresso Usa sui fumetti e la conseguente istituzione del Comics Code Authority.
Ma i lettori sono dalla parte di Diabolik, e non solo loro: proliferano infatti numerose testate che s’ispirano o imitano esplicitamente quella creata dalle sorelle Giussani, dando origine a un vero e proprio filone del fumetto nero italiano. Tra le serie nate nel solco di Diabolik solo due hanno saputo reggere il confronto, pur senza mai superare la loro fonte d’ispirazione: si tratta di Satanik e Kriminal, entrambe presentate nel 1964 da Max Bunker e Magnus (creatori anche di Alan Ford).
Il successo di Diabolik, oltre che dall’eco di innumerevoli imitazioni, è testimoniato anche dalla sua diffusione attraverso i media: partendo dal lontano romanzo d’appendice, cui le sorelle Giussani si sono ispirate per la creazione del personaggio, il Re del Terrore ha raggiunto la tv, il cinema, il romanzo, la radio, la pubblicità, i videogiochi e i cartoni animati, per non parlare naturalmente del collezionismo. L’emittente satellitare Sky ha deciso di produrre anche una serie tv in 13 episodi, che probabilmente vedrà la luce nel 2014.
Cosa aggiungere di più? La storia e i numeri di Diabolik parlano da soli. Il suo contributo alla crescita del fumetto italiano meriterebbe un’analisi ben più completa della mia, che rimane prima di tutto un invito all’approfondimento e alla lettura. Per chiudere i festeggiamenti non restano quindi che gli auguri: un brindisi ad altri cinquant’anni di furti in compagnia di Eva, caro Diabolik!
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Anche volendo, non sarebbe stato possibile festeggiare questo 50esimo compleanno in tempo: c’era in ballo il terzo e ultimo articolo dedicato alla saga di The Dark Knight di Nolan (e ti sarei venuto a tirare le orecchie a casa se tu l’avessi reso disponibile con anche solo un giorno di ritardo).
Come sempre confesso la mia ignoranza: non ho avuto molte occasioni di leggere questo fumetto. Tuttavia, una cosa mi fa specie: al di là dell’indiscussa bravura e arte delle sorelle Giussani, mi stupisce favorevolmente il fumetto come categoria. Diabolik è un criminale a tutti gli effetti (e rinuncia alla scorciatoia della politica), ma le sue storie coinvolgono talmente che, alla fine, si parteggia per lui. Ce la farà? Non ce la farà? Eppure è il “cattivo”.
Il primo (inusuale) contatto avuto con il fumetto è stato tramite un omaggio – in forma di parodia – nelle storie di Cattivik: il criminale “serio” e il criminale “sfigato” (licenza poetica) si contendevano un oggetto di inestimabile valore; il secondo, come sempre, si trova a malpartito. Nel fumetto di Cattivik, tuttavia, anche Diabolik subisce l’avversa sorte e viene catturato da Ginko: quest’ultimo, inebetito, si rende conto della portata della sua prodezza e scoppia in lacrime, non sapendo più trovare uno scopo nella sua vita. Eva Kant, però, riesce a fuggire: il finale comico la ritrae follemente innamorata di Cattivik e pronta a inseguirlo fino in capo al mondo, mentre il fetido bandito scappa a gambe levate imprecando a piena voce.
Un grazie a Luca per i suoi spunti fumettistici, in attesa di altri articoli! Alla prossima!
Effettivamente il problema della data è dovuto al Cavaliere Oscuro… sarebbe una bella sfida vederli contro, Batman e Diabolik!
Credo anch’io che il fumetto abbia l’invidiabile capacità di anticipare i tempi, nel bene e nel male. Forse perché è una forma espressiva relativamente giovane e quindi meno legata a un passato cui rendere conto, oppure perché spesso dà spazio ad autori giovani in grado di vedere al di là delle tendenze del momento.
Conosco e apprezzo molto Cattivik, anche se devo dire che non sapevo di questo incontro/scontro con Diabolik… immagino le risate nel vedere Eva Kant che insegue il Genio del Male dopo essersi innamorata di lui! 😀
Anche se non lo leggo più da tanto tempo. era il mio fumetto preferito… Ero una ragazzina, ma mi affascinava quel suo modo di essere taciturno, oscuro, indifferente nei confronti degli altri.
Per lui esisteva solo il rapporto con la sua donna e così era per lei. Contraddizione, disonestà, vita isolata dal resto del mondo in un rapporto di coppia che bastava a sè stesso…. Sapere che moralmente non era un esempio, non era la cosa più importante, mi sentivo dalla loro parte e speravo sempre che la facessero franca; pensandoci ora credo che in qualcosa mi sentissi rappresentata….
A proposito: bell’articolo!
Credo che ognuno di noi abbia in cuor suo il desiderio di evadere da determinati schemi, che razionalmente riteniamo giusti ma a volte possono essere soffocanti dal punto di vista emotivo.
Lo charme e la sicurezza con cui lo fa Diabolik, poi, sono invidiabili, per non parlare del suo rapporto con Eva: il fatto che non abbiano bisogno di altro al di fuori di se stessi, senza dover richiedere o desiderare l’approvazione di qualcuno, è un punto di forza non da poco. Sono indipendenti nel vero senso della parola, e questo è molto affascinante.