Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

La trilogia di Nolan e i fumetti: The Dark Knight Rises

2 novembre 2012

Pubblicato su

C’è un nuovo re in città: il suo nome è Bane. E Batman? Spezzato, distrutto, inerme. Gotham City è nelle mani di un folle, la Setta delle Ombre ha vinto. Riuscirà il Cavaliere Oscuro a riprendere il suo posto e a liberare la sua città dal giogo di Bane?

Queste sono le domande che agitano lo spettatore durante la visione di The Dark Knight Rises, terzo e ultimo film della saga che Christopher Nolan ha dedicato a Batman. Oggi proviamo ad analizzare la pellicola dopo esserci dedicati nei mesi scorsi a Batman Begins e a Il Cavaliere Oscuro.

L’ultimo film comincia otto anni dopo la conclusione del precedente, con Gotham City che sta finalmente vivendo un lungo periodo di serenità. Dopo essersi preso la colpa dell’omicidio di Harvey Dent e senza pace per la morte di Rachel Dawes, Batman si è ritirato dalle scene come il suo alter ego Bruce Wayne, che vive da eremita senza mai uscire dalla sua villa né incontrare qualcuno. Un inizio che trae diretta ispirazione dal graphic novel in quattro parti Il Ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller (1986).

In questo comic book, ambientato in un futuro indefinito, gli eroi in costume si sono ritirati a causa dell’ostilità della popolazione e del mondo politico: il presidente Reagan (che sembra ricoprire la carica a vita) ha infatti vietato la loro attività, mantenendo alle proprie dipendenze il solo Superman, rimasto come baluardo nei confronti dell’Urss (la Guerra Fredda, infatti, dura ancora).

Ritiratosi a vita privata, Bruce Wayne torna sulla scena nei panni di Batman per aiutare il commissario Gordon a contrastare la gang dei Mutanti, che imperversa senza freni a Gotham. E lo fa con una batmobile che in realtà è un carro armato, proprio come quella dei film di Nolan.

Anche in The Dark Knight Rises Batman ritorna per aiutare il commissario Gordon e Gotham City. E come nel fumetto, Bruce Wayne veste nuovamente i panni dell’eroe anche per sfidare se stesso: crociata ideale e battaglia personale sono inscindibili nella lotta al crimine portata avanti da Batman. Ma a spingere l’eroe a tornare, nel film, è soprattutto l’arrivo in città di Bane, terrorista internazionale che minaccia la pace di Gotham.

I collegamenti con il graphic novel di Frank Miller, in ogni caso, non finiscono qui: come i Mutanti, anche la Setta delle Ombre si nasconde nel sottosuolo prima di sferrare il suo attacco, e nel finale di entrambe le opere si scontrano due eserciti (Figli di Batman contro Mutanti nel comic book, poliziotti contro criminali nel film), con Batman alla testa di uno dei due. Come nel film, inoltre, anche nel graphic novel Bruce Wayne inscena la propria morte per sparire senza dare nell’occhio.

Quanto a Bane, Nolan racconta le origini del criminale seguendo il fumetto La vendetta di Bane (1993): nato nell’isola caraibica di Santa Prisca, dove vige una legge per cui i figli pagano le colpe dei genitori, appena nato Bane viene imprigionato nel carcere di Peña Duro con la madre perché suo padre aveva preso parte alla ribellione contro la dittatura locale.

Alla morte della madre, il bambino cresce da solo nel terribile ambiente della prigione: come il giovane Bruce Wayne, impara a fare della paura la sua arma, e sopravvivendo in condizioni impossibili diventa nel corso degli anni sempre più forte e astuto. Quando gli aguzzini della prigione sperimentano su di lui il Venom, una sostanza che aumenta a dismisura le facoltà fisiche e mentali, il suo percorso è completo.

Nel fumetto, tra l’altro, la maschera serve a Bane proprio per iniettarsi la droga, mentre nel film essa contiene un antidolorifico. Il rapporto tra Bane e il dolore fisico è comunque centrale in entrambi i casi, dal momento che quando nei comics Bane cercherà di disintossicarsi dal Venom dovrà sopportare i dolori lancinanti causati dall’astinenza.

Spronato da un altro detenuto che lo aiuta ad evadere da Peña Duro, Bane sceglie Gotham City come sua destinazione e decide che per dimostrare al mondo la sua forza distruggerà Batman. Inizia così la saga Knightfall (1993) di Doug Moench e Jim Aparo, che narra di come Bane – facendo evadere tutti i detenuti dal manicomio di Arkham Asylum – riesca a mettere Batman in tale difficoltà da riuscire a spezzarlo nel morale e nel fisico (Batman 497, The broken bat).

Se Joker aveva rappresentato l’antitesi di Batman, Bane rappresenta la sua nemesi. Come e più dell’eroe, anche il suo antagonista è stato temprato dalle difficoltà e dal buio: «Pensi che l’oscurità sia tua alleata, ma tu hai solo adottato le tenebre. Io ci sono nato. Mi hanno plasmato. Ho visto la luce quando ero già un uomo […]. L’ombra ti tradisce perché appartiene a me!» dice Bane a Batman nel film.

Tra gli altri tratti comuni, il fatto che entrambi traggano la propria forza da una pianificazione meticolosa dell’azione e la comune appartenenza, almeno in passato, alla Setta delle Ombre. Di quest’ultimo particolare non c’è traccia nel fumetto, perché nei comics non è Ra’s al Ghul ad addestrare Batman. L’alleanza tra Bane e la Testa del Demone, però, non è un’idea introdotta da Nolan: come narrato nella miniserie Bane of the Demon (1998) di Chuck Dixon e Graham Nolan, infatti, anni dopo i fatti di Knightfall Bane incontra Talia, la figlia di Ra’s, il quale lo sceglie come suo erede (ruolo in precedenza assegnato a Batman).

Da questa nuova alleanza nasce l’ennesimo piano per la distruzione di Gotham: nello story arc Legacy (1996), Bane e Ra’s al Ghul tentano di contagiare nuovamente la città con il morbo già utilizzato in Contagio, ma vengono fermati da Batman e i suoi alleati.

Una vicenda che fa da preludio a Terra di nessuno (1999-2000): in questa saga, dopo il terribile terremoto narrato in Cataclisma, Gotham City viene dichiarata no man’s land dal governo degli Stati Uniti. Come nel film, tutti i ponti che conducono alla città vengono abbattuti, e Gotham resta completamente isolata. Tornato da Washington dove per oltre tre mesi aveva tentato di convincere il governo a ricredersi su questa decisione, Bruce Wayne trova una città in mano ai criminali, dove gli unici a resistere sono gli eroi in costume e le forze dell’ordine, che ormai non speravano più in un suo ritorno.

In questa storia a fumetti da cui il film trae evidente ispirazione, Bane ha solo un ruolo da comprimario, mentre nella pellicola recita la parte del protagonista. Come nei precedenti capitoli della saga, Nolan combina diverse storie dei comics per creare una trama coerente e fedele all’essenza dei personaggi.

In The Dark Knight Rises, ad esempio, l’elaborato piano che porta Bane a conquistare Gotham ha due importanti protagoniste femminili. La prima è Selina Kyle, che nei panni della ladra Catwoman consegna Batman a Bane. L’alleanza tra i due è presente anche nel fumetto: dopo aver sconfitto Batman, infatti, il nuovo padrone di Gotham richiede i servigi della Gatta.

La caratterizzazione di Selina Kyle in The Dark Knight Rises è ricollegabile al fumetto per diversi aspetti: oltre alla già citata vita di strada descritta in Anno uno di Miller e Mazzucchelli, come nei comics il personaggio mantiene un atteggiamento moralmente ambiguo schierandosi di volta in volta in maniera diversa. Anche l’attrazione reciproca con Batman non è una novità: ripresa anche dal film Batman il ritorno di Tim Burton, la relazione tra i due ha raggiunto il suo apice nel recente Hush di Jeph Loeb e Jim Lee (2003-05), dove Bruce Wayne decide finalmente di rivelare la sua identità segreta alla Gatta.

L’altro personaggio femminile centrale del film è Talia al Ghul, che sotto le mentite spoglie di Miranda Tate porta avanti il piano del padre per la distruzione di Gotham. Come già anticipato, nei comics Batman è l’erede designato da Ra’s a prendere il suo posto: per questo, il Demone offre a più riprese la mano della figlia al Cavaliere Oscuro. Batman rifiuta il ruolo di leader della Lega degli Assassini, ma tra lui Talia c’è un’attrazione mai sopita che lascia in eredità persino un figlio (Damian Wayne, destinato a vestire i panni del quarto Robin), come narrato in Il figlio del Demone (1987) di Mike W. Barr e Jerry Bingham.

Nonostante questo rapporto intimo con Bruce, quando si tratta del destino di Gotham e del mondo, nel fumetto come nel film Talia decide di schierarsi dalla parte del padre. L’intesa tra Talia e Bane, di cui si è già detto, nel fumetto è però solo una breve parentesi prima che la figlia del Demone riprenda ad amare Batman, senza però rinunciare a combatterlo.

L’idea di un piano complesso e articolato per mettere in ginocchio Batman e Gotham come quello che si vede nel film rimanda anche a una recente saga a fumetti dell’Uomo Pipistrello: Batman RIP (2008). In questo avvincente story arc firmato Grant Morrison e Tony Daniel, Batman deve affrontare la minaccia del Guanto Nero, una spietata associazione segreta che punta ad ucciderlo dopo averlo umiliato e sconfitto, proprio come Bane: «Quando Gotham sarà in cenere, avrai il mio permesso di morire».

Dalla gestione delle testate batmaniane firmata Morrison è arrivata anche l’ispirazione per il batwing, che assomiglia molto alla batmobile volante utilizzata da Dick Grayson nei panni di Batman. Il primo Ragazzo Meraviglia, infatti, nel fumetto prende il posto del suo mentore dopo che Bruce Wayne sembra sparito dalla circolazione a causa del Guanto Nero.

Questo ci porta dritti alla domanda che molti spettatori si sono posti mentre scorrevano i titoli di coda del film: chi è John Robin Blake, il poliziotto che aiuta Gordon e Batman, raccogliendo nella scena finale l’eredità di quest’ultimo? La risposta non è certa, perché nel fumetto questo personaggio non esiste. È possibile comunque ipotizzare una spiegazione basata, ancora una volta, sulle modalità dell’approccio di Nolan alle storie a fumetti.

Come si deduce dal suo secondo nome, John è in qualche modo collegato a Robin. Ma come? Innanzitutto tramite il suo background e le sue azioni, che hanno qualcosa in comune con tutti e tre i primi Ragazzi Meraviglia. John è un poliziotto come Dick Grayson nel suo periodo a Blüdhaven. Come Jason Todd, ha perso in tenera età i genitori a causa della loro vita al limite della legalità. Come Tim Drake, è stato in grado con le sue sole forze di scoprire l’identità segreta di Bruce Wayne.

Questo non significa che John Blake vestirà i panni di Robin. Verosimilmente, infatti, il finale del film suggerisce che John raccoglierà l’eredità di Bruce direttamente nei panni di Batman, proprio come Dick Grayson – anche se temporaneamente – dopo Batman RIP.

Di fatto, nel film John interpreta già la parte di Robin, ma senza il costume e il mantello. Non essendo uno scanzonato minorenne con un costume colorato compatibile con la visione di Nolan, è probabile che il regista abbia scelto di dare una sua personale rappresentazione di Robin come una sintesi tra i diversi Ragazzi Meraviglia del fumetto, con quel taglio realistico che ha caratterizzato tutta la sua trilogia.

Attraverso la figura di John, Batman diventa un esempio da seguire. Un eroe, che riesce a far sì che le persone diano il meglio di se stesse, come nel caso di Jim Gordon. E soprattutto una leggenda, un mito, che grazie a John Blake durerà anche oltre Bruce Wayne, che dopo aver salvato Gotham per l’ennesima volta sceglie di deporre maschera e mantello.

La trilogia di Nolan si conclude quindi con un finale aperto, ma nel senso più ampio del termine. Non a un seguito o ad altri progetti cinematografici, ma a un’idea. L’idea che Batman veglierà per sempre su Gotham City. Con i limiti di un essere umano impegnato in una battaglia forse più grande di lui, ma senza mai arretrare o arrendersi. «Perché lui può sopportarlo. Perché lui non è un eroe. È un guardiano silenzioso che vigila su Gotham. Un Cavaliere Oscuro».

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Commenti

Un commento per La trilogia di Nolan e i fumetti: The Dark Knight Rises

  1. Luca scrive:

    Un entusiasta applauso, come sempre!

    • Luca Rasponi scrive:

      Grazie per l’entusiasmo, è la benzina che serve per continuare a fare un buon lavoro… o almeno si spera! 🙂

      • Luca scrive:

        Come può essere altrimenti? Ho aspettato questo terzo capitolo per due settimane!

        • Luca Rasponi scrive:

          Mi fa piacere vedere che si era creata un’attesa del genere su questo articolo: in effetti ci speravo, ma temevo che i due mesi abbondanti trascorsi dall’uscita del film incidessero negativamente. Troppo buono comunque! 🙂

  2. Il lato Nerd di Eddy scrive:

    L’articolo è ben scritto e un paio di cosette non le sapevo, grazie. Ma la conclusione è perfetta: COMPLIMENTI!!!

    • Luca Rasponi scrive:

      Devo riconoscere che per essere un rinomato marvellista, ne sai parecchio anche di Dc comics se erano solo un paio le cose che non sapevi! 😉
      Grazie per i complimenti, avevo in mente questo finale da quando ho scritto le prime righe del primo articolo! 🙂

      • Il lato Nerd di Eddy scrive:

        Be’, Batman RIP non lo conoscevo e onestamente il legame tra il “Robin” di Nolan e i Robin DC non ero riuscito a costruirlo così bene!

        • Luca Rasponi scrive:

          Se non hai avuto occasione di leggere Batman RIP te lo consiglio assolutamente, soprattutto se ti piacciono le trame complesse e articolate. A mio parere la gestione Morrison è stata tra le migliori degli ultimi decenni.

          Quanto ai tre Robin il collegamento non era certo immediato, anche a me è servita una lunga elaborazione con l’aiuto di internet per arrivare a questa conclusione! 😉

  3. Giovanni scrive:

    Complimenti. Ho letto con passione tutti e tre gli articoli. Desideravo un’analisi così attenta del rapporto tra la saga di Nolan e il fumetto per saggiare la qualità dei film.

    Complimenti ancora.

    • Luca Rasponi scrive:

      Ciao Giovanni, grazie per il commento e per i complimenti. Gli articoli sono stati scritti proprio con l’intento di offrire un raffronto tra i film e il fumetto… è quello vorrei leggere io ogni volta che vedo un film riguardante un eroe Marvel, ad esempio.

      Quindi l’obiettivo principale è l’approfondimento, che poi la lettura sia anche appassionante non può che farmi piacere… di sicuro per me è stato appassionante scrivere questi pezzi, anche se molto impegnativo. Grazie ancora!

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