Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

Hanno ucciso l'Uomo Ragno… so long, Spidey!

11 gennaio 2013

Pubblicato su

Allora è vero: l’Uomo Ragno è morto. Dopo 50 anni di onorata carriera Peter Parker ci ha lasciati, ucciso da uno dei suoi nemici storici – il dottor Octopus – che ha posto fine alla sua vita e alla storica testata The Amazing Spider-Man, giunta al capolinea con il numero 700 (26 dicembre 2012). Cos’è successo all’arrampicamuri? Com’è potuta accadere un simile tragedia?

Tutto comincia in The Amazing Spider-Man numero 600 (2009), con la scoperta che anni di battaglie hanno provocato al dottor Octopus un male incurabile che lo ucciderà nel giro di pochi mesi. Il super villain cerca in ogni modo di trovare una cura, solo per rendersi conto che non esiste alcuna possibilità di sfuggire al suo destino.

Doc Ock decide quindi di andarsene a modo suo: se per lui è la fine, dev’esserlo anche per tutti gli abitanti della Terra. Queste le premesse di Ends of the Earth (The Amazing Spider-Man 682-687, marzo-giugno 2012), maxi evento nel corso del quale l’Uomo Ragno deve affrontare ancora una volta i Sinistri Sei e il piano colossale del dottor Octopus per la distruzione del pianeta.

Il folle scienziato intende utilizzare un satellite in grado di accelerare a dismisura l’effetto serra, facendo ardere la Terra in un inferno di fuoco e portando il genere umano sull’orlo dell’estinzione. Supportato dai Vendicatori, ma con l’opinione pubblica e i governi di tutto il mondo che gli danno la caccia, Spider-Man riesce ancora una volta a salvare il pianeta, con enormi difficoltà e gravi perdite.

Octopus viene quindi rinchiuso nel carcere di massima sicurezza per super umani denominato Raft, dove sembra destinato a trascorrere i suoi ultimi giorni in catene. Ma non è detta l’ultima parola. Eccoci dunque allo story arc che conclude mezzo secolo di storia dell’arrampicamuri, affidato ancora una volta allo sceneggiatore Dan Slott (già autore delle due storie citate).

Il titolo del racconto in tre parti (The Amazing Spider-Man 698-700, novembre-dicembre 2012) è Dying Wish. Abbastanza esplicito, se si considera che la locuzione è traducibile in italiano con “l’ultimo desiderio”. Il condannato che lo esprime è Otto Octavius: dal suo letto di morte, infatti, il dottore sembra aver scoperto l’identità di Peter Parker. Ma quando il ragazzo si reca al suo capezzale, ecco il colpo di scena.

Grazie a uno dei suoi octobot (robot volanti controllati telepaticamente) modificato per l’occorrenza, Doc Ock è riuscito a scambiare la mente di Parker con la sua: ora Peter si ritrova nel corpo morente del villain, il quale ha invece a sua disposizione il fisico giovane e forte del ragazzo mutato dal morso del ragno.

La situazione è drammatica: per impedire a Octopus di continuare a commettere crimini utilizzando il suo corpo, Peter Parker tenta in ogni modo di invertire il processo, scontrandosi però con una serie di contromisure messe in atto dal dottore. Dopo numerose vicissitudini, i due arrivano allo scontro finale: non potendo fare di meglio, Peter utilizza l’octobot per conferire a Octavius i suoi ricordi.

Il malvagio dottore è profondamente toccato dai ricordi di Parker, al punto da rendersi conto di aver sbagliato quasi tutto nella sua vita. Promette quindi che userà i poteri del ragno per essere uno Spider-Man migliore di Peter, prendendosi di fatto il suo ruolo di eroe insieme alla sua vita. Ottenuta questa promessa, Peter Parker muore nel corpo di Octopus. L’ultimo desiderio, dunque, era il suo.

La morte di Peter Parker non è la prima dipartita eccellente nel mondo dei super eroi a stelle e strisce. La caduta degli eroi, anzi, è un tema particolarmente in voga negli ultimi due decenni, dalla morte di Superman (1992) a quella di Capitan America (2007-2008), passando per le due “quasi morti” di Batman (Knightfall, 1993 e RIP, 2008), uno dei pochi eroi su cui non ha avuto effetto il trend mortifero così diffuso nel mondo comics americani.

Lo stesso Peter Parker era addirittura già morto in un’altra vita: quella dell’universo Ultimate, la continuity alternativa inaugurata nel 2000 dalla Marvel per aggiornare le origini e le tematiche affrontate dai propri eroi. Al termine dello story arc di Brian Michael Bendis Death of Spider-Man (Ultimate Spider-Man 160, giugno 2011), Peter aveva infatti sacrificato la sua vita per salvare Capitan America, prendendosi una pallottola al suo posto.

Sulle pagine di Ultimate Spider-Man – la cui numerazione venne riavviata per l’occasione – a prendere il posto di Parker fu Miles Morales, ragazzo di colore punto come il suo predecessore da un ragno mutante. Dopo 50 anni nelle edicole di tutto il mondo, invece, la ben più blasonata testata The Amazing Spider-Man ha chiuso definitivamente i battenti. Al suo posto la nuova serie The Superior Spider-Man, altisonante titolo con cui Otto Octavius ha definito se stesso nel momento in cui ha ereditato il ruolo di Peter.

Il riavvio della testata dedicata al tessiragnatele si inserisce nell’azzeramento complessivo delle serie Marvel nell’ambito dell’operazione Marvel Now, risposta della Casa delle Idee alle New 52 targate Dc Comics. Appena due anni fa, infatti, la casa editrice di Superman e Batman aveva attuato un reboot di tutte le sue testate in vista dell’approdo al mercato digitale, tornando dopo molto tempo a sopravanzare la rivale storica nelle classifiche di vendita.

Ancora una volta, la necessità di un rilancio commerciale ha indotto una major del fumetto americano all’ennesima ripartenza in grande stile. I risultati delle vendite – finora buoni ma non eccezionali – decideranno il futuro di molte delle nuove testate targate Marvel, a cominciare da The Superior Spider-Man: se l’Uomo Ragno interpretato da Otto Octavius nel corpo di Peter Parker non dovesse offrire i risultati sperati, infatti, la Casa delle Idee potrà riprendere senza alcun problema la testata precedente con la numerazione originaria, avendo sapientemente modificato il titolo – creando di fatto una nuova serie – invece di ripartire semplicemente dal numero 1.

Cosa resta di Peter Parker? L’affetto di milioni di fan e l’attesa per il suo possibile ritorno tra i vivi, perché raramente nei comics di supereroi americani la morte è per sempre. Il primo e inimitabile Uomo Ragno lascia un grande vuoto nel cuore dei suoi affezionati, che hanno seguito per mezzo secolo i suoi lanci di ragnatele tra un grattacielo e l’altro di New York.

Con le sue incertezze e difficoltà, le battute durante i combattimenti e i problemi causati dalla sua identità segreta, Peter è stato l’emblema della Marvel e di quella generazione di eroi nati negli anni ’60 dal genio di Stan Lee, in grado di rivoluzionare irreversibilmente il genere a livello mondiale.

Peter Parker ci ha lasciati, e viene spontaneo chiedersi: per cosa? Certo, immettendo i suoi ricordi nella mente di Octopus ha salvato per l’ennesima volta il mondo, sacrificando se stesso per permettere al malvagio dottore di pentirsi delle sue azioni e imboccare la via dell’eroe.

Ma in fin dei conti un pensiero emerge insistente: aveva ragione Max Pezzali. Alla fine ce l’hanno fatta, hanno ucciso l’Uomo Ragno. L’esecutore materiale è il dottor Octopus, ma il mandante è la Marvel, che come la Dc vent’anni prima ha scelto di uccidere il suo figlio prediletto per vendere più copie. Anche su questo avevano ragione gli 883: a uccidere l’Uomo Ragno, in fondo, è stata la pubblicità. E non c’è da meravigliarsi di questo: come ho già avuto modo di dire, è il fumetto commerciale, bellezza!

Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Commenti

Un commento per Hanno ucciso l'Uomo Ragno… so long, Spidey!

  1. Il lato Nerd disilluso di Eddy scrive:

    Ok, ci sono.. .respira Eddy, respira… Ho appena letto i tre numeri incriminati, e già da quando ho sentito i primi rumors su cosa stesse succedendo ho ripensato alla prima volta in cui vidi Spidey morire: era il gennaio 2006 quando Morlun massacrò di botte Peter portandolo in fin di vita e facendolo morire come una besta in ospedale, tra le braccia di MJ. Ma quella volta il dolore durò giusto fino alle ultime pagine di quello che altro non era il terzo atto della saga “L’altro”, e Peter rinacque, più forte di prima, ma sempre il solito arrampicamuri di quartiere.
    Ma questa avventura era solo l’inizio di un cambiamento. Seguì infatti la sconvolgente notizia che Peter aveva deciso di svelare la sua identità per un bene superiore (“Civil War”), per poi pentirsene amaramente quando questo portò in fin di vita la persona per lui più cara al mondo: qualcuno (pagato da Kingpin) aveva sparato a Zia May e lei stava per morire, senza che Peter potesse fare qualcosa, se non stare a guardarla in un letto d’ospedale. Il dolore per la paura di perdere la Zia e per la morte di Capitan America (nonchè il senso di colpa per sentirsi responsabile di entrambi gli avvenimenti) lo trasformarono in quello che aveva sempre combattuto: un violento giustiziere che più che all’amichevole arrampicamuri di quartiere assomigliava a un Punisher dei tempi d’oro (“Back in Black”).
    Ma nonostante questo, era ancora lui, il solito Peter che affrontava il mondo come meglio poteva, che amava sua moglie e la sua famiglia più di se stesso e che comunque doveva fare i conti con la fine del mese: insomma, il solito Uomo Ragno che affronta la vita reale, con le gioie e i dolori (e che dolori!). Questo è sempre stato il suo stile e ciò che lo ha fatto amare! Non dimentichiamoci che è stata proprio la formula “super eroe con super problemi” a caratterizzare la Marvel nei confronti della DC (e a farla primeggiare).
    Eppure, il mercato delle vendite chiama e il pubblico dei vecchi fan dovette fare spazio a un pubblico più giovane (e ampio) che si aspettava uno Spider Man stereotipato. E si sa, nel mercato vince sempre il soldo… Così, qualcuno decise che si potevano prendere gli ultimi 20 anni di storie di Spidey e buttarle nel cesso grazie a uno schiocco di dita di un satanello di passaggio: MJ e Peter “cedono” così il loro matrimonio (e la loro futura figlia) a Mefisto in cambio della vita di Zia May (“Soltanto un giorno”).
    Ed è da qui che inizia “Un nuovo giorno”: un nuovo mondo in cui Spidey non ha mai rivelato la sua identità segreta, non ha i super poteri potenziati dalla saga dell’Altro, Harry Osborn è vivo… e giù a cascata fino a non essersi mai sposato con MJ.
    Da qui ho smesso di leggere la testa, allineandomi ogni tanto, per carpire eventuali news su un possibile ritorno alla realtà iniziale (ogni tanto c’è infatti stato qualche spunto che faceva pensare a un passo indietro), ma ora con la venuta del “Superior Spider Man” siamo andati troppo in là e ho smesso di sperare. Come dici tu Luca, nei fumetti quasi tutti muoiono per poi rinascere (nella Marvel cito Capitan America, Thor, Magneto, Colosso, Occhio di Falco,…), e tutto questo porta stupore e soldi, ma in certi casi, porta solo delusioni. La mia in prima fila.

    Non ci resta che contemplare quell’ultima immagine di un corpo morto che giace tra le mani forti che prima appartenevano a lui e proclamare: è morto l’uomo ragno, lunga vita all’uomo ragno (superior)!

    • Luca Rasponi scrive:

      Grazie per questa appassionata e appassionante disamina delle recenti vicende del Ragno, che personalmente non conoscevo (eccezion fatta per il “brillante” reboot targato Mefisto).

      Dalle tue parole trasuda la stessa passione che anima me e tanti altri fan di vecchia data dei fumetti di supereroi, troppo spesso dimenticati in favore delle inappellabili ragioni del mercato.

      Dylan Dog una volta ha detto che l’ironia è l’unica arma che abbiamo per difenderci dal mondo: ecco perché nei miei articoli faccio spesso leva su questo atteggiamento, unito a una buona dose di realismo che non mi appartiene, per analizzare questi fenomeni che purtroppo, prima che editoriali e narrativi, sono soprattutto commerciali.

      Ma la delusione c’è e si sente quando si vedono le icone cadere: la soddisfazione di vederle rialzarsi può esserci una, due volte, ma poi subentra la noia, il senso di già visto, la consapevolezza di una forzatura che altro non serve se non a vendere copie. Una tendenza che si è oltretutto accentuata da quando Dc e Marvel sono diventate succursali rispettivamente di Warner e Disney.

      Io per ora sono stato fortunato: da fan di Batman non ho dovuto assistere a morti e conseguenti resurrezioni, forse perché il Pipistrello come Houdini è un maestro dell’escapismo, e i lettori si divertono da matti a vedere come si tira fuori da situazioni impossibili, piuttosto che assistere a sue clamorose sconfitte. A suo modo si è sempre rialzato dalle cadute, senza però subire mai il colpo davvero finale.

      Ma che dire del povero Spidey? Difficile riprendersi da tre morti nel giro di 6 anni. Forse un giorno The Amazing Spider-Man ripartirà dal numero 701 provando a recuperare i vecchi fan, ma forse allora sarà troppo tardi. Ed è davvero un peccato, non si uccidono così gli eroi.

Rispondi a Luca Rasponi Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *