Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

In viaggio con Guy Delisle

10 gennaio 2014

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Guy DelisleIl viaggio di Discorsivo prosegue anche dopo i cambiamenti delle ultime settimane. Parlando con le nuvole resta a bordo, e non intende essere da meno: proprio per questo, il 2014 inizia con il racconto dell’opera di Guy Delisle, che ha fatto del viaggio la cifra caratteristica del suo fumetto.

Uscito di recente con il Diario del cattivo papà, che racconta la sua esperienza di genitore, Guy Delisle deve la sua affermazione a una serie di opere di viaggio dedicate alla sua permanenza in quattro Paesi del Medio e dell’Estremo Oriente.

Questi quattro graphic novel, che hanno contribuito in modo decisivo al successo internazionale del giornalismo a fumetti, nel corso del 2013 sono stati ristampati in Italia nell’ambito della collana Graphic Journalism, pubblicata dal Corriere della Sera in collaborazione con l’editore Rizzoli Lizard.

ShenzhenL’esordio di Guy Delisle nella narrativa di viaggio avviene quasi per caso alla fine degli anni ’90. Nel dicembre 1997 l’animatore canadese si trasferisce per tre mesi nella metropoli cinese di Shenzhen per supervisionare e coordinare la realizzazione del cartone animato Papyrus, dell’editore belga Dupuis.

Il resoconto del suo viaggio, pubblicato inizialmente da L’Association sulla rivista Lapin e poi raccolto in volume nel 2000, è un racconto curioso e interessante della vita nella metropoli cinese e dell’impatto straniante con una cultura umana e professionale agli antipodi rispetto a quella conosciuta da Delisle.

Attraverso lo sguardo dell’autore, sempre ironico e attento, Shenzhen racconta con un sorriso la difficoltà di lavorare in una realtà non abituata agli standard professionali occidentali, e soprattutto il contatto quotidiano con una città e un popolo che non finiscono mai di stupire Delisle con le loro “stranezze”.

Shenzhen presenta tutte le caratteristiche dell’esordio: non è in assoluto l’opera prima di Delisle nel mondo del fumetto, ma rappresenta il primo tentativo dell’autore canadese di realizzare un quaderno di viaggio, inaugurando quello stesso filone che lo porterà al successo.

Proprio per questo, Shenzhen è un racconto prezioso e interessante, già ricco degli elementi tipici della narrazione di Delisle, che però sembrano aver necessità di un’ulteriore messa a fuoco. La maturità dell’autore nella compilazione dei suoi quaderni di viaggio, comunque, non tarda ad arrivare: nel 2003 esce infatti Pyongyang, resoconto dell’esperienza dell’animatore canadese in Corea del Nord.

PyongyangSe possibile, la nuova meta di Delisle è ancora più alienante della precedente: il Paese oppresso dalla dittatura di Kim Jong-Il è tra i più inaccessibili del mondo, e al suo interno è possibile sperimentare una vita quotidiana basata su pratiche e rituali totalmente estranei a quelli del resto del globo.

È il 2001 quando Delisle si trasferisce nella capitale nordcoreana, sempre per ragioni professionali. Questa volta, però, il suo resoconto non si limita all’attività lavorativa e alla vita quotidiana, includendo un aspetto che aggiunge spessore e interesse all’opera: il racconto politico della Corea del Nord vista dall’interno.

Attenzione però: non è che il fumettista canadese si trasformi improvvisamente in un politologo. Anzi, la sua “analisi”, se così può essere definita, nasce dallo sguardo allibito e ignaro del turista, che osserva con curiosità e attenzione un mondo che fatica a comprendere, limitandosi a interpretarlo con i suoi strumenti culturali di base, inevitabilmente legati all’origine occidentale.

Ma è proprio questo uno dei segreti dell’opera di Guy Delisle, che in Pyongyang si manifesta in tutta la sua chiarezza: quello sguardo ingenuo, eppure divertito e sarcastico, consapevole dei propri limiti ma allo stesso tempo non banale o superficiale, rende la lettura interessante proprio per la facilità con cui ognuno di noi può mettersi nei panni dell’autore.

Con Pyongyang il lavoro di Delisle va perfezionandosi: dal punto di vista grafico, l’autore raggiunge una delicatezza solo abbozzata in Shenzhen, mentre il racconto si arricchisce di nuovi contenuti e si consolida la narrazione basata su piccole riflessioni e spassosi siparietti.

Per stupire ancora, dopo Pyongyang, Delisle deve proporre qualcosa di nuovo. Ecco allora che l’autore sceglie di non raccontare più un viaggio intrapreso per motivi professionali – tema che di fatto aveva caratterizzato l’ossatura delle prime due opere, e in particolare di Shenzhen – ma un’esperienza vissuta insieme al figlioletto Louis e alla compagna Nadège, amministratrice della ong Medici Senza Frontiere e per questo costretta a frequenti viaggi in tutto il mondo.

Cronache birmaneLa nuova meta è il Myanmar e il titolo scelto per l’opera, Cronache birmane, la caratterizza ulteriormente come quaderno di viaggio. Diverse le novità presenti in questo nuovo graphic novel, a cominciare ancora una volta dalle tematiche del racconto. La vita familiare dell’autore, e in particolare il suo rapporto quotidiano con il piccolo Louis, guadagnano un ruolo centrale nella narrazione, assicurando un elevato numero di gag e situazioni ricorrenti.

Altro elemento centrale del racconto è l’attività di Nadège per Msf: a Guy Delisle, infatti, viene offerto il privilegio di visitare alcune delle missioni che la ong porta avanti nel Paese, circostanza che permette uno sguardo ancor più ravvicinato alle popolazioni locali e alle loro condizioni di vita.

In Cronache birmane la politica ha un ruolo meno rilevante che in Pyongyang, per quanto siano comunque abbastanza frequenti le “incursioni” nel racconto delle assurde leggi imposte dalla giunta militare e l’opposizione ferma e silenziosa di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace all’epoca ancora confinata agli arresti domiciliari.

Per la prima volta la narrazione complessiva è formalmente suddivisa in brevi capitoli, cronologicamente successivi anche se non necessariamente consequenziali. Queste brevi storie creano una serie di rimandi interni che trasformano il racconto in un mosaico, composto da un insieme di trame che si rincorrono lungo la narrazione.

Accanto ai momenti di vita familiare, questi brevi “episodi” – che comunque non alterano la struttura sostanzialmente lineare del racconto già sperimentata da Delisle – sfiorano numerose tematiche, dalla vita comune dei volontari di Msf alle gite turistiche di Guy e Nadège, dalla cultura del Paese ai rapporti con le persone che lo abitano.

Da questo punto di vista, Cronache birmane segna un punto di svolta nell’opera di Delisle, che per la prima volta sembra vivere il suo viaggio con un approccio più equilibrato e consapevole, riuscendo a restituire l’immagine a 360 gradi di un popolo dignitoso e ricco di vitalità anche se sottoposto alla stretta della dittatura militare.

Cronache di GerusalemmeLa riflessione politica di Pyogyang lascia spazio in Cronache birmane a un approfondimento culturale più ampio, focalizzato in particolare su un aspetto che sarà al centro dell’opera successiva di Delisle, cioè la vita religiosa. Il racconto del buddhismo praticato con rigore da monaci e laici in Myanmar, infatti, fa da apripista al complesso puzzle di confessioni protagonista di Cronache di Gerusalemme, uscito nel 2011 e premiato l’anno successivo come miglior graphic novel al Festival di Angoulême.

Guy Delisle arriva in Terra Santa nell’estate 2008, ancora una volta insieme alla compagna impegnata in una delle sue missioni umanitarie. Nel frattempo i figli sono diventati due, perché la famiglia si è allargata con la piccola Alice. Il nuovo graphic novel di Delisle si presenta con uno stile grafico e narrativo ormai consolidato, in cui comunque non mancano alcune interessanti novità.

Il segno è definito come in Cronache birmane, ma per la prima volta tra le tavole del fumettista canadese fa capolino qua e là il colore, con l’obiettivo di evidenziare elementi particolarmente rilevanti della narrazione. Il racconto si avvicina ancora di più alla forma del diario, visto che è suddiviso dall’autore in macro-capitoli corrispondenti ai mesi di permanenza in Terra Santa, che a loro volta contengono i brevi episodi già visti nel precedente lavoro.

Anche i filoni tematici sono confermati, dalle situazioni familiari al lavoro di Medici Senza Frontiere, dalla vita quotidiana dell’autore ai suoi incontri con i professionisti locali. È soprattutto il soggetto a regalare novità e interesse a quest’opera: la città di Gerusalemme si rivela all’altezza delle aspettative più alte dal punto di vista storico, culturale e religioso.

Proprio quest’ultimo tema guadagna il centro del racconto di Delisle, che non si fa comunque mancare numerosi riferimenti alla situazione politica del Paese, alla questione palestinese, ai Territori Occupati e alla Striscia di Gaza, quasi d’obbligo in questa circostanza.

Ma più di ogni altro elemento, è la coesistenza delle tre principali religioni del pianeta all’interno di una stessa città a calamitare l’attenzione dell’autore, che racconta con la consueta ironia incongruenze, stranezza e contraddizioni di questa convivenza forzata. Emblematiche in questo senso le pagine dedicate alla visita al Santo Sepolcro, che diventa una sorta di slalom tra divieti incomprensibili, tempi contingentati e conflitti insanabili tra le diverse religioni.

Con Guy Delisle il fumetto diventa viaggio e incontro con culture diverse, senza tentativi di fare accademia o didattica, ma raccontando in presa diretta l’esperienza del contatto con ciò che è nuovo, differente e spesso enigmatico. Un racconto che dopo le prime quattro “puntate” ha raggiunto una notevole maturità narrativa, senza rinunciare a rinnovarsi costantemente. Cronache di Gerusalemme non sarà certo l’ultimo viaggio in compagnia di Guy Delisle: e allora buon proseguimento – al fumettista canadese, a Discorsivo e a Parlando con le nuvole.

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